FARINE DI INSETTI GIà NEGLI ALIMENTI, IN QUALI CIBI E COME RICONOSCERLE: LE NUOVE REGOLE SU RISCHI E QUANTITà

“Il Governo ha presentato quattro decreti interministeriali che introdurranno etichette informative sui prodotti che contengono o derivano da insetti. I cittadini devono poter scegliere consapevolmente ed esser informati sotto ogni punto di vista”. Così Giorgia Meloni ha annunciato sui social la novità per la vendita di farine a base d’insetti. In particolare i decreti riguardano la farina di grillo (Acheta domesticus), la farina di larva gialla (Alphitobius diaperinus), la farina di tenebrione mugnaio (Tenebrio molitor, o larva della farina) e la farina di Locusta migratoria. Farine che sarebbero già contenute in prodotti in commercio e che secondo il ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida vanno chiaramente etichettati, specificati e distinti. Ma quali sono questi prodotti e come riconoscerli?

Secondo le previsioni, nel 2030 i consumatori di cibi insettivori nell’Unione Europea saranno 400 milioni. Ma in realtà la stretta del governo arriverebbe in ritardo perché sulle tavole degli italiani le farine di insetto sono già presenti da tempo senza che nessuno se ne accorgesse. La loro presenza è spesso segnalata da sigle incomprensibili come il colorante E120, prodotto con le cocciniglie raccolte sui fichi d’india del Perù o delle isole Canarie, come riportato da Open. Pochi si erano accorti che era presente in alcuni yogurt alla fragola o nelle caramelle gommose.

Dunque secondo le previsioni nel prossimo anno aumenterà l’utilizzo di queste particolari farine negli alimenti. Si calcola un incremento del 5% delle vendite di pane, sostituti della carne e nutraceutici a base di farina di insetti. Alcuni produttori già segnalano che presto lanceranno pasta e cracker a base di tenebrio molitor e altri prodotti con la farina fi grillo. Ma in particolare quest’ultima è molto più costosa di quella normale: per un chilo si spendono tra i 75 e gli 80 euro.

Secondo Andrea Ghiselli, past president della Sisa, Società italiana di Scienze dell’ Alimentazione, intorno a questo tipo di prodotti si sta creando molto scalpore immotivato: “Tutto sommato sarà probabilmente un consumo di nicchia. Rimarranno un prodotto interessante, ma non di largo consumo, anche perché i costi sono molto elevati, almeno al momento”, ha detto intervistato da Open. Dal punto di vista nutrizionale “il valore è ottimo. Sono alimenti proteici che possono essere un’alternativa o una scelta in più. Generalmente servono per rinforzare qualche altro tipo di farina, per dare vita a cracker, biscotti”.

Quali sono gli insetti commestibili?

Le specie di insetti commestibili sono circa 2mila su un milione totale. Tra questi il 31% sono coleotteri, il 17% è formato da bruchi, il 15% sono api, vespe e formiche, il 14% è rappresentato da cavallette, locuste e grilli, l’11% sono cimici. Poi ci sono anche le termiti, alcune delle quali già presenti nell’alimentazione quotidiana sotto forma di coloranti. Per esempio, la già citata cocciniglia, finisce anche nei bitter e nei succhi di arancia, che alcune aziende hanno poi deciso di sostituire con coloranti vegetali dopo lo scalpore mediatico di questi alimenti. Secondo uno studio del Centro per lo sviluppo sostenibile e dell’università di Milano, citato da il Resto del Carlino, un italiano consuma in media inconsapevolmente circa mezzo chilo di insetti all’anno.

I quattro decreti sui prodotti con farine d’insetti

Il testo dei decreti non è stato pubblicato e varrà presentato alla Commissione Europea che dovrà decidere se siano in contrasto o meno con i regolamenti europei riguardanti etichettatura, disposizione e vendita degli alimenti. Secondo quanto spiegato da Lollobrigida questi decreti serviranno a evidenziare “la provenienza del prodotto, i rischi connessi al consumo e il quantitativo di farine di insetti presente”. In pratica i decreti prevedono che i prodotti fatti con le farine di insetti, già regolarmente in commercio, debbano riportare un’etichetta specifica e che siano venduti in scaffali distinti da quelli dove sono in vendita altri tipi di prodotti.

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