Può sembrare sorprendente, ma il rito dell’aperitivo è nato nell’austera Torino di inizio Ottocento. Questa consuetudine - che oggi associamo all’atmosfera allegra di un momento in compagnia con gli amici - si è consolidata nell’allora capitale del Regno di Sardegna, al tempo una città nota per l’atmosfera militaresca e disciplinata.
Forse proprio per reazione a quella rigidità sociale, nella capitale sabauda prende piede la prassi di ritrovarsi a fine giornata nei bei caffè per scambiarsi qualche pettegolezzo tra gentiluomini, sorseggiando quello che presto diventerà un classico cittadino: il “vermuttino”.
È così che, sotto i portici torinesi, nel 1837 nasce il Vermouth dell’etichetta Carlo Alberto. Un elisir realizzato con 27 erbe aromatiche, le stesse botaniche che ancora oggi insaporiscono i vini piemontesi alla base della sua preparazione. Nella sua versione Riserva Carlo Alberto Vermouth di Torino Superiore, viene addirittura usato l’Erbaluce di Caluso, un vino Docg bianco dai profumi floreali vinificato in una ristretta zona del Canavese.
I torinesi scoprirono in fretta il sottile piacere di questa bevanda, che allora si consumava solo in una ricetta: allungato con una semplice spruzzata di seltz. I suoi profumi e sapori equilibrati, uniti alla piacevole anima alcolica, riuscivano ad ammorbidire anche le spigolosità savoiarde rendendo l’ora tra le 18 e le 19, quella consacrata al rito dei primi aperitivi, la più attesa della giornata.
Il resto è storia: in quasi due secoli il Vermouth ha conquistato prima l’Italia e poi il mondo e oggi l’etichetta Carlo Alberto è ancora alla base di molti deliziosi cocktail. Il modo più semplice di gustarlo è ancora quello di allungarne una porzione di 6 cl - sia esso Red, White o Extra Dry - con uno spruzzo di semplice soda. Una versione più raffinata è quella chiamata Bianco Calmo che prevede di arricchire 5 cl di Riserva Carlo Alberto White con 1 cl di succo di limone, diluendo infine con East Imperial Grapefruit Tonic Water.
2024-07-13T09:19:04Z