TUTTO SUL WHISKY: QUANTI TIPI NE ESISTONO E LE ORIGINI

Partiamo da un po' di storia: l'origine del whisky è ancora piuttosto misteriosa, ma la sua tecnica di distillazione sembrerebbe stata scoperta dai persiani tra l’VIII e il IX secolo d.C.. A inventarlo, però, secondo le leggende, sarebbe stato San Patrizio. Il santo, infatti, avrebbe imparato tutto sulla distillazione durante una missione in Medio Oriente per poi mettere in pratica gli insegnamenti una volta tornato in Irlanda, ma non ci sarebbero documenti a dimostrazione dell'accaduto. Il primo documento, infatti, è stato trovato in Scozia e risale al 1495 e, in questo, si farebbe riferimento ad una partita di malto indirizzata a frate John Corr per la produzione di aqua vitae, nome con cui precedentemente veniva chiamato il whisky. In aggiunta, gli scozzesi ci tengono a precisare che San Patrizio nacque in Scozia e, quindi, anche se gli si volesse concedere la scoperta della bevanda, si rimarrebbe sempre in terra scozzese.

Quanti tipi di whisky esistono?

  • Whisky di malto: prodotto con orzo maltato, tipicamente realizzato da miscele di vari whisky invecchiati in botte.
  • Whisky di grano: può essere prodotto con qualsiasi tipologia di grano ed è spesso distillato in alambicco a colonna. Si presenta in un ambrato molto scarico e leggero, con riflessi dorati e paglierini.
  • Blended Whisky: prodotto dall'assemblaggio di whisky di malto e grano, da varie distillerie. Questo tipo di whisky è più equilibrato e leggero.
  • Bourbon Whisky: prodotto da una miscela costituita da mais per almeno il 51%, distillato sempre non oltre l'80% di alcol in volume, è caratterizzato da un sapore dolce e viene invecchiato in botti di quercia, nuove e tostate internamente, per facilitare la penetrazione del distillato nel legno.
  • Rye Whisky: si presenta con un colore biondo pallido e viene prodotto con almeno il 51% di segale, ha un gusto speziato e intenso.
  • Corn Whisky: prodotto con almeno l'80% di mais e, invecchiato in botti non tostate, non necessita invecchiamento

Il colore del distillato dipende fortemente dalla botte che viene utilizzata e dal periodo che passa in questa.

La storia di due dei più celebri whisky

Johnnie Walker

Come già scritto in precedenza esistono molti tipi di whisky e tra i più conosciuti ci sono sicuramente quelli firmati Johnnie Walker. Oggi uno dei più venduti al mondo, porta il nome del suo creatore John Walker che nel 1820 aprì un negozio di alimentari a Kilmarnock, in Scozia, a seguito della morte del padre e la conseguente vendita della fattoria di famiglia. Successivamente, dopo la perdita, John decise di reagire aprendo la drogheria e, nel 1860, quando il parlamento britannico emanò lo Spirits Act (che permise la libera commercializzazione di bevande alcoliche a larga scala nelle distillerie del Regno Unito) la famiglia Walker iniziò a produrre il blended whisky. Miscele di grano e di malto, accurate distillazioni e lavorazioni in botte hanno reso questi distillati peculiari e riconoscibili.

Inoltre il marchio ha saputo distinguersi non solo per la sua varietà di aromi, ma anche per la sua bottiglia quadrata, ideata col fine di sfruttare al meglio le superfici di carico e incrementare quindi il numero di bottiglie esportate. Nonostante il blue label sia attualmente la varietà più conosciuta del brand, ci sono molte altre valide alternative più economiche e dello stesso brand tra cui scegliere come il red label o il black label, perfette da gustare con o senza ghiaccio.

Jack Daniel's

Nel 1864 Jack fugge di casa e viene accolto dal reverendo Dan Call. Alla fattoria Call, impara come fare il whiskey dal predicatore e da uno schiavo chiamato Nathan “Nearest” Green. Nel 1866 Jack avrebbe ufficialmente aperto la distilleria Jack Daniel con Jack come primo Master Distiller e Nearest come capo distillatore. Qualche anno dopo la distilleria si trasferì nella sua sede attuale per essere più vicina alla risorsa primaria del Jack Daniel’s, la sorgente di Cave Spring Hollow.

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